In occasione del suo ultimo viaggio in Italia, Stefania Stroppiana, fondatrice e direttrice creativa di Stefania Esse, ha avuto l’opportunità di incontrare la talentuosa Gisella Tamagno con la quale ha parlato a lungo delle cosiddette “arti di filo”. È stata quest’ultima a condividere la storia commovente di Valentina Cavandoli, una donna che precorse i tempi, della quale è venuta a conoscenza nel corso delle sue ricerche.
Era attiva negli anni ’20 del Novecento a Torino presso la Casa del Sole, un istituto che ospitava bambini di famiglie povere i cui genitori erano malati di tubercolosi. Tra le diverse attività che insegnava loro c’era un particolare intreccio di fili eseguito a mano, tecnica che poi prese il suo nome: Cavandoli. I bambini imparavano anche lavorando su commissione per clienti esterni che pagavano per acquistare le loro realizzazioni. Una volta raggiunti i 15 anni di età i ragazzini dovevano abbandonare l’istituto, ma prima di lasciarli andare Valentina Cavandoli si assicurava che trovassero un lavoro adeguato e dava loro i soldi che avevano guadagnato durante gli anni della formazione. Nonostante provenissero da famiglie particolarmente indigenti, essi potevano così avviarsi alla vita adulta con una sicurezza.
Queste fotografie ritraggono, oltre ad un bavaglino originale dell’epoca, alcuni di quei bambini impegnati in una lezione di Cavandoli nel giardino dell’istituto. La storia dietro a quest’ultima immagine è per Stefania Stroppiana un monito di quanto “il come” faccia la differenza.